DigyARS e GOLF




Cari amici, vi scrivo per invitarvi ad una mostra d'ARTE CONTEMPORANEA molto originale alla quale partecipo assieme ad altri 9 artisti internazionali.

L'inaugurazione sarà giovedi 11 MAGGIO alle ore 18.30,  presso il PARCO DI ROMA GOLF CLUB, in  Via dei Due Ponti, 110, uno dei Club più conosciuti e apprezzati del panorama golfistico internazionale.
La mostra è curata da WEPPART, che ha l’ambizione di essere tra i primi a mostrare la connessione esistente tra l’ARTE e il GOLF.

Le venti opere NFT, saranno presentate appunto GIOVEDÌ 11 MAGGIO alle ore 18.30, mentre VENERDÌ 12 MAGGIO, gli interessati ad assicurarsi un esclusivo ed originale NFT, avranno la possibilità di aggiudicarselo durante un’avvincente GARA D’ASTA che avrà inizio alle ore 18.30, alla quale sarà possibile partecipare anche comodamente da casa registrandosi al sito: https://digyarsgolf.wepp.art/

Vi mostro in anteprima alcune delle opere realizzate appositamente per questa mostra👇🏻















Il Battesimo di Santiago

 


l'8 gennaio scorso, nel giorno della festa del battesimo del Signore, è stato battezzato nostro figlio Santiago da Papa Francesco, nella Cappella Sistina, un vero regalo di Dio.

 

Il Papa come successore di Pietro ha ricevuto da Cristo il compito di confermare i fratelli nella fede e noi confermati nella fede da Papa Francesco trasmettiamo la fede ai nostri figli: è un meraviglioso passaggio di testimone che da Cristo arriva fino a noi, qui, oggi.

 

In questo fondamentale compito della trasmissione della fede ai figli mi sento debolissimo e inadeguato ma sono certo che la grazia del Signore colmerà le mie mancanze e contraddizioni, e questo mi dà una grande pace. Secondo Anassimandro ogni nascita deve pagare il prezzo dell’ingiustizia che inevitabilmente produce, Cristo ha pagato per noi questo prezzo; siamo tutti debolissimi e nasciamo con una natura umana decaduta, contaminata e imperfetta.

 

Come genitori cristiani non possiamo limitarci ad insegnare loro a pregare, dobbiamo essere testimoni credibili. Vivere il battesimo ogni giorno significa rivestirci di Cristo che ci guarisce dal ripiegamento in noi stessi, ci distoglie dall’affarismo materiale che sempre ci circonda, ci abbassa e ci toglie la gioia ci strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano e ci spinge verso l’alto e verso l’altro. Ha scritto San Giovanni Paolo II: "L’uomo non è lasciato solo a tentare in mille modi spesso frustrati un'impossibile scalata al cielo Egli versa la divinità nel cuore malato dell'umanità

 

Mi colpisce che il sigillo del Battesimo non viene cancellato da nessun peccato, sebbene il peccato impedisca al Battesimo di portare frutti di salvezza. In quest’ottica è ancora più chiara la Misericordia di Dio che solo desidera per noi un’esistenza libera, piena di senso che porti frutto, fuori da leggi e moralismi, per questo il battesimo è un dono e non presuppone meriti umani.

San Gregorio da Nizza diceva che Dio non ci comanderebbe di volare se non ci avesse fornito al contempo un paio di ali.



“Tale realtà stupenda di essere figli di Dio comporta la responsabilità di seguire Gesù, il Servo obbediente, e riprodurre in noi stessi i suoi lineamenti: cioè mansuetudine, umiltà, tenerezza. E questo non è facile, specialmente se intorno a noi c’è tanta intolleranza, superbia, durezza. Ma con la forza che ci viene dallo Spirito Santo è possibile!”



















La Luce Pasquale nell’opera di Turrell



Da sempre l’uomo sente il bisogno di avvicinarsi al mistero dell’esistenza attraverso la creazione artistica e lo studio della bellezza, ponendosi di fronte alla natura come uno scienziato che ne analizza e approfondisce le leggi. In questo inesauribile sforzo creativo, la semplicità e la capacità di sintesi costituiscono una delle maggiori sfide, contraddistinguendo in effetti i più grandi maestri di ogni tempo. Una delle lezioni che più mi è rimasta impressa, degli anni di studio all’Accademia delle belle Arti, è stata quella di un buon Professore che ci faceva notare quanto fossero inutilmente complesse le nostre opere: “Nel disegno i grandi artisti con pochi tratti ci dicono tutto, voi con molti tratti ci dite troppo poco”. Questo vale per tutte le arti, indipendentemente dalla loro specificità; Brahms ha espresso molto bene lo stesso concetto: “Comporre non è difficile. Difficile è eliminare le note superflue”. Kandinsky scrive nel suo libro “Punto, linea e superficie”: “ogni elemento non indispensabile al quadro è per la stessa ragione anche nocivo”.

 

La bellezza è frutto di un complicato e misterioso equilibrio di contrasti e la ricerca dell’armonia è sempre accompagnata da una stordente lotta con se stesso per togliere, togliere, togliere ciò che non serve. Le grandi opere sono sempre semplici proprio come è semplice il creato! Il Pantheon di Roma ne è un esempio memorabile! A distanza di secoli continua ad ispirare e ad affascinare per la sua elegante semplicità. Tra le opere ispirate al Pantheon, spicca l’ultima monumentale opera di James Turrell, un progetto visionario e suggestivo che, all’interno di un cratere spento, sperimenta ed esplora tutte le declinazioni della luce: un’opera senza precedenti, su larga scala, creata all’interno di un cono di cenere vulcanica.

 

Il Roden Crater si trova nella regione del Painted Desert nell’Arizona del nord. L’artista lo sta progettando dal 1977, è il culmine delle sue ricerche su percezione della luce, psicologia visiva e astronomia. Tante sono le considerazioni che si possono fare su questa splendida opera, ma prima di ogni altra, ritengo sia doveroso sottolineare come a distanza di 2.000 anni, gli aneliti più profondi dell’uomo, continuano ad essere rivolti verso il cielo e il divino.

Come non vedere in quest’opera una splendida immagine contemporanea della Pasqua, manifestata nella Luce di Cristo Risorto che squarcia il buio delle nostre vite, riempiendole ancora una volta, di senso e di speranza!

Francesco Astiaso Garcia





CANTO alla DONNA


Questa video, realizzato assieme all'amico Mark Farrugia, è una celebrazione della donna, della sua bellezza, della sua grazia, un Canto al femminino; il mondo ha bisogno di voi donne per non cedere alla disperazione!

Scrive Goethe: “Tutto ciò che passa non è che un simbolo, l’eterno femminino ci trae in alto accanto a sé”.

Quanto è bella questa associazione tra il femminino e l’eternità! Amore e donazione di sé costituiscono l’eterno femminino, l’essenza della femminilità. La donna in virtù delle sue qualità femminili risveglia lo spirito sopito, attira l’uomo al cielo e gli indica la sua più autentica natura e dignità. Il suo sguardo è capace di spostare gli orizzonti dell’umanità nel verticale e di rendere l’uomo più umano. Solo lei sa donare la sua vita con quella totalità che è propria delle donne. Non si può parlare di un occhio limitandoci a descrivere l’iride, la retina e la pupilla senza parlare della vista; così non si può parlare di una donna e del suo corpo, senza parlare anche del femminino, dell’essenza della sua anima. Sono affascinato dalle profondità spirituali della donna, dagli abissi della sua anima, da tutto ciò che in lei è invisibile agli occhi. Da anni cerco la maniera di rappresentare la donna in modo da fissarne sulla tela l’essenza spirituale. Santa Teresa d’Avila, in uno dei suoi scritti, lancia una vera e propria sfida agli artisti: “L’amore ha impresso nella mia anima un’immagine di te Altissimo, così bella, che nessun pittore, per quanto sapiente, sarebbe capace di rappresentare”. Come fare attraverso la pittura a rendere visibile la bellezza che non passa, l'eternità, il mondo interiore della donna? Il mio linguaggio estetico è un tentativo. La sfida è grande, rivelare il femminile come un'unità di corpo e spirito, luogo d’incontro tra la natura celeste e la natura terrena. La pittura mi permette di portare lo spettatore verso una dimensione più profonda cercando una sintesi tra la modernità e la tradizione, tra i canoni della bellezza classica e le avanguardie della pittura del nostro tempo. Per mezzo del disegno e della forma cerco la rappresentazione anatomica della donna e attraverso la pittura astratta ed informale cerco la fisiognomica, i moti dell’animo, il suo mondo interiore. I volti che dipingo sono trasparenti quasi eterei, cerco un equilibrio tra il nascondere e il rivelare che conferisca al ritratto fragilità e leggerezza. L’evanescenza è il simbolo dell’irraggiungibile. Sarebbe bello se dopo la visione di questo video, ciascuno di noi, tornando a casa, rivolgerà alla propria amata le parole del poeta Gibran: "Gli altri uomini vedono in te una bellezza che dileguerà più veloce dei loro anni.
Ma io vedo in te una bellezza che non svanirà, e nell' autunno dei tuoi giorni quella bellezza non avrà timore di guardarsi nello specchio, e non ne riceverà offesa. Solo io amo in te ciò che non si vede."

Ave Maria di Francesco Astiaso Garcia

Sant'Agostino ripeteva che chi canta prega due volte,

perciò ho voluto comporre questa Ave Maria per la PACE

per moltiplicare le nostre preghiere con la pittura e con la musica.



 

In Ucraina fermiamo il piano inclinato della guerra !


la ‘pistola annodata’ di Carl Fredrik Reuterswärd esposta 
all'ingresso del Palazzo delle Nazioni Unite a New York



Qualche giorno fa, su "Il Foglio", ho letto un'interessante intervento del Prof. Vittorio Emanuele Parsi circa la guerra in Ucraina. Parsi afferma:

"Il problema non è fermare la guerra ma fermare Putin, solo fermando Putin, la guerra si ferma. L'idea che si debba fermare la guerra fermando gli ucraini è come dire che, di fronte a uno stupro, serva un matrimonio forzato".

Questo esempio così forte e crudo mi ha spinto all'immedesimazione! La mia prima reazione, come marito e padre, è stata di profonda indignazione; di fronte a questa orribile condizione di ingiustizia è impensabile poter dialogare, accettare compromessi o prendere accordi con il carnefice delle persone che più amiamo al mondo!

Ma l'esempio del Prof. Parsi non è esemplificativo fino in fondo. Sarebbe piuttosto un altro, l'esempio dolorosamente più appropriato, dal quale sorge una drammatica domanda: 

Nel malaugurato caso in cui qualcuno entri in casa nostra, stupri nostra moglie e uccida alcuni dei nostri figli, continuando poi a girare armato per casa, cosa farebbe un buon padre di famiglia, impossibilitato a fermare ragionevolmente l'aggressore?

Riflettendo meglio non ho dubbi: Farebbe tutto quello che è in suo potere fare per limitare l'orrore, e salvare quanti più figli possibile, tra quelli rimasti ancora vivi, costi quel che costi! Forse questo intendeva dire Papa Francesco quando ha detto: “Il dialogo con la Russia? Puzza, ma si deve fare”, perché facendo il contrario “chiudiamo l’unica porta ragionevole per la pace”.   

Il buon padre di famiglia deve discernere e cercare sempre il bene della famiglia, e quando il bene non è possibile, deve accettare anche di considerare, per amore, il male minore, altrimenti tutto precipita. È per questo che, pur stimando molto Ernesto Che Guevara, non posso essere d'accordo con il suo motto "hasta la victoria siempre", perchè l'amore vale più dell'onore, l'amore supera ogni ideologia o nobile proposito e solo l'amore può interrompere l'orribile spirale di violenza a cui stiamo assistendo attoniti!

Nella drammatica situazione attuale ovviamente non c’è spazio per soluzioni semplici e indolore. Una cosa però è la resa, altra cosa, è fare tutto, sottolineo TUTTO, quanto è possibile per trovare un qualche punto di incontro per limitare i danni, a maggior ragione ora che si gode di un vantaggio strategico, e forse, è interesse anche della Russia considerare una trattativa per nascondere, almeno in parte, la sconfitta.

Tra una resa incondizionata, la scelta di combattere ad oltranza, costi quel che costi, o piuttosto accettare di non chiudere drasticamente il dialogo, per quanto doloroso, c’è una differenza sostanziale, proprio su questa differenza ci stiamo giocando il futuro dell’umanità. Non possiamo permetterci la soluzione: o la va o la spacca!

Dobbiamo certamente constatare quanto delicata e complicata sia la definizione di “male minore” e sono d’accordo con chi dice che tra le conseguenze di una trattativa si avrebbero, ANCHE, ripercussioni negative lì dove criminali, presenti e futuri, si illudessero di trarre vantaggio dalla prevaricazione e dalla violenza. 

Ma il punto è proprio questo: la definizione stessa di male minore comprende la necessità di assumere dei rischi e dei compromessi per evitare un male addirittura peggiore. L’unica cosa certa oggi è che ormai non possiamo più permetterci il lusso di scegliere tra un bene e un male, questo è il vero dramma, la storia ci costringe a scegliere il male minore. 

Di fronte ad un sequestro di ostaggi, non si ha forse il dovere di stabilire un contatto con l'assassino, facendo tutto quanto sia possibile per tutelare chi è ancora in vita? Solo dopo si parlerà della pena e delle responsabilità. Possiamo anche non essere d'accordo con l'adagio di Erasmo da Rotterdam secondo cui: "la pace più ingiusta è migliore della guerra più giusta", ma dobbiamo necessariamente domandarci: Quante persone potrebbero ancora morire in Ucraina di fronte alla nostra illusione di sconfiggere un criminale armato di atomica disposto al tutto per tutto in caso di sconfitta? Senza contare in questo caso le vittime collaterali in Europa, America, Russia…

Vince la guerra quando perdiamo la fiducia nel realismo della diplomazia, vince la guerra quando ogni sforzo verso il dialogo e il negoziato viene considerato scandaloso! Senza banalizzare il dramma, ne sottostimare l’orribile ingiustizia, dalla quale è lecito difendersi, per amore di chi amiamo, per amore dei nostri figli salviamo il salvabile, fermiamo il piano inclinato della guerra!

Francesco Astiaso Garcia


Per amore dei nostri figli SALVIAMO IL SALVABILE 

fermiamo il piano inclinato della guerra !




"L'aeroplano" 
dedicata ai bimbi separati dal proprio papà a causa della guerra
dedicata ai papà separati dai propri bimbi a causa della guerra 

Il Contributo degli artisti al Sinodo


La Presidenza Ucai al completo assieme al Cardinal Matteo Zuppi


Qualche giorno fa, abbiamo avuto un bellissimo incontro con il nuovo Presidente della CEI, il Cardinal Matteo Zuppi. È stato molto utile ed edificante poter parlare con lui del futuro della pastorale dell’Arte in Italia. Tra le tante cose belle che ci ha detto, quella che mi rimane di più, e voglio condividere con voi, è questa: “Siate audaci, siate creativi…dovete coinvolgere i “Pasolini” di oggi, non abbiate alcun timore”.

Su una cosa ci siamo trovati tutti d'accordo: il contributo degli artisti al Sinodo in corso è tutt'altro che accessorio e ornamentale; come disse San Giovanni Paolo II rivolgendosi all’Ucai: "il vostro ruolo culturale e spirituale è da intendersi come bene primario per la crescita e l'armonia di una comunità intesa nei suoi valori compitamente umani"

In pochi punti proverò a riassumere quello che sarà il contributo dell'Ucai al Sinodo in corso:

        1.    LA BELLEZZA, LA LITURGIA E LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

Ha ripetuto più volte Papa Francesco – “non si può educare senza indurre il cuore alla bellezza, un’educazione non è efficace se non sa creare poeti”. Nel cammino verso un patto educativo globale – indispensabile di fronte a una dilagante frammentazione sociale e culturale – l’apporto degli artisti è fondamentale per far riscoprire quella sensibilità che apre il cuore al mondo intero, bisognoso di armonia e di speranza. L'Ucai partecipa al fine apostolico della Chiesa e alla Nuova Evangelizzazione con la catechesi degli artisti e la diffusione della fede cattolica attraverso le varie forme di espressione artistica, ben coscienti che la Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione. L’approfondimento del rapporto tra gli artisti e la liturgia è da sempre per noi di prioritaria importanza.

 

2.    LA QUESTIONE DEI LINGUAGGI

Nella realizzazione del cantiere sinodale dovremmo misurarci con la questione dei linguaggi…Papa Francesco ha detto recentemente: "se autentico l’artista, sa Parlare di Dio meglio di chiunque altro". L'arte è un linguaggio che unisce i popoli poiché come diceva Henry Miller, non insegna nulla tranne il senso della vita.

L’arte porta in sé stessa un valore universale e condiviso che ci avvicina a qualcosa di più grande, qualcosa che va oltre i confini, le culture, le fedi e le appartenenze; se l'arte è lo splendore della bellezza e la bellezza è lo splendore della verità, l'arte ci mette in relazione con qualcosa o Qualcuno che trascende i popoli e li fa comunicare nell’ammirazione, lasciandoci intuire che quanto ci unisce è più grande di quanto ci divide.

In un clima da guerra fredda, è quanto mai urgente e necessario il fuoco dell'arte per stemperare il gelo e riscoprirci fratelli e coinquilini del mondo; In quest’ottica la bellezza costituisce la più alta forma di diplomazia spirituale, Il dialogo, illuminato dalla bellezza, riesce con facilità a superare confini, chiusure e pregiudizi; perché, come ci insegna la sapienza cinese, due fiumi riflettono la stessa luna, e noi sappiamo che la luce riflessa in entrambi proviene dall’unico Sole, Cristo Risorto!

 

3.    L’ARMONIA NELLA DIFFERENZA

L’arte è maestra nell’accoglienza delle differenze perciò gli artisti rivestono un ruolo di fondamentale importanza nel favorire la sintonia tra persone e comunità di provenienze diverse. La bellezza non è mai assenza ma equilibrio di contrasti, la bellezza è armonia nella differenza. “Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità”. (Evangelii Gaudium)

Il desiderio di bellezza in fondo è anelito di unità. Questa unità è reale quando ciascun essere svolge la funzione che gli è propria, quando può dare ciò che è al mondo. L’unità esige paradossalmente la differenza e questo la distingue dall’uniformità.


4.    IL NUOVO SGUARDO SUL MONDO

Circa la cura della nostra casa il contributo degli artisti è unico e insostituibile. Noi artisti cristiani dell'Ucai abbiamo ricevuto dal nostro fondatore San Paolo VI il mandato di "custodi della bellezza del mondo". L’arte, attraverso la bellezza, può aiutarci ad aprire gli occhi, per vedere noi stessi, il mondo che ci ospita e l’amore di Dio. Inequivocabili, a tal proposito, le parole di Papa Francesco: “La crisi ecologica che stiamo vivendo è anzitutto uno degli effetti di questo sguardo malato su di noi, sugli altri, sul mondo, sul tempo che scorre; uno sguardo malato che non ci fa percepire tutto come un dono offerto per scoprirci amati”. 

La nostra risposta alla crisi sociale ed ecologica comincia proprio dal desiderio di FAVORIRE UN NUOVO SGUARDO, necessitiamo un nuovo sguardo, lo sguardo di San Francesco, uno sguardo contemplativo che ci permetta di riscoprire il sacro, di tornare a vedere il cielo che ci stanno chiudendo! Mi chiedo con Bob Dylan: "Quante volte un uomo deve guardare in alto prima di riuscire a vedere il cielo?

Come ci insegna il maestro e amico Marco Ivan Rupnik: "Siamo chiamati a suscitare voglia e appetito nel mondo per una vita nuova, e la nostra fede non è altro che accoglienza di questa vita nuova. Dobbiamo coinvolgere le persone in un desiderio di vita nuova. Una religione moralistica che si è prosciugata non serve più. Solo il Padre sa qual è il frutto vero che deve portare una persona e non dimentica mai che l’obiettivo finale non è il grappolo ma il vino. Per questo non dobbiamo innamorarci dell’uva, ma guardare sempre al vino".

 Francesco Astiaso Garcia

 

 

 


COS'E' L'UOMO PERCHE' TE NE CURI ?





Trascrizione dell'intervento di Francesco Astiaso Garcia durante il Convegno sulla valenza terapeutica delle discipline visive come mezzi per il benessere psico-fisico, presso il Centro Congressi Fondazione Santa Lucia il 29 ottobre 2022:

Buonasera a tutti,

mi è stato chiesto di dire qualcosa sul rapporto tra l'uomo, l'arte e l'anima. Vorrei partire dalla splendida massima di Terenzio: “Niente di ciò che è umano mi è estraneo".

Quanto sarebbe bello poter dire lo stesso! Ci interessa, ci sta veramente a cuore tutto ciò che è umano? Ci troviamo dentro un importante ospedale, e voi medici ci insegnate che restiamo veramente umani, solo quando avvertiamo come nostre le fatiche dell'umanità.

Quando parliamo dell'uomo, dobbiamo parlarne nella sua totalità; non possiamo parlare di un occhio, limitandoci a descrivere l’iride, la retina e la pupilla senza parlare della vista, che ne esprime l'essenza; così non possiamo parlare dell'uomo e del suo corpo, senza parlare anche della sua anima, che ne esprime l’essenza!

È importante non ridurre tutto ad un'esistenza fisiologica, l'uomo ha una sua dimensione corporea e fisica e una sua dimensione psichica e spirituale. In un’intervista recente il Dalai Lama ha detto: “Questa è l’epoca in cui si mette tutto in mostra alla finestra per occultare il vuoto della stanza", il problema dunque non è tanto cosa si metta in mostra alla finestra, quanto piuttosto il contenuto della stanza. Uno dei grandi drammi dell’uomo del nostro tempo è quello di non credere più alla grandezza della propria anima. Come potrà essere felice un uomo che vive con il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una morte certa!

Oriana Fallaci ha scritto righe memorabili sul dolore dell'anima:

"Incredibile come il dolore dell'anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell'anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare".

Solo conscendo l'uomo possiamo prenderci cura dell'uomo; oggi tutti parlano della necessità urgente di un nuovo umanesimo, dobbiamo allora intenderci su ciò che sia propriamente umano.

“Che cos’è l’uomo perché te ne curi, il figlio dell’uomo perché te ne dia pensiero?", chiede a Dio il salmista, rimarcando la pochezza e la fragilità dell'esistenza umana. Aggiunge però subito dopo: "Eppure lo hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato”, testimoniandone allo stesso tempo la grandezza e lasciandoci intuire la destinazione gloriosa che ci attende. La verità sull'uomo comprende entrambe queste fondamentali dimensioni.

La bellezza dei corpi passa fugacemente ma l'uomo è molto di più di un corpo che nasce, invecchia, si ammala e muore, è molto di più di una presenza estetica che tende al disfacimento. C'è un vecchio proverbio amerindo che dice: "Se a un uccello tagli il becco, le piume e gli artigli non rimane niente, se a un uomo tagli le braccia, le gambe e le mani rimane sempre un uomo". Dov’è allora la bellezza che non passa? Come definire questa bellezza non offesa dal tempo?

Sant’ Agostino ne dà una definizione meravigliosa: “Noi non amiamo che il bello, ma che cos'è il bello? E cos'è la bellezza? Cosa ci attrae e ci avvince agli oggetti del nostro amore? Che significa vedere nell' intimo? Significa vedere ciò che non è colore, che non è suono, che non è odore, che non è sapore, e neppure calore, o freddo, o morbidezza, o durezza...Ciò che il luogo non circoscrive e risuona, ciò che il tempo non porta via e profuma, ciò che il vento non disperde e ha sapore, ciò che la voracità non fa diminuire e rimane stretto nell' amplesso, ciò che la sazietà non respinge. Non appare forse a tutti questa bellezza?…e allora perché non parla a tutti egualmente?”

Per vedere la bellezza dell’uomo in senso pieno occorre l’amore, l’amore rivela una nuova dimensione del vedere. Quanto più amiamo, tanto più saremo capaci di vedere, se invece non amiamo saremo altrettanto ciechi o corti di vedute.

Può sembrarvi un concetto un po’ forzato eppure non mi sto inventando nulla di strano, già i latini usavano l'espressione “Ubi amor, Ibi oculus”, lì dove c’è amore, lì ci sono anche gli occhi per vedere, vedere veramente.

Forse abbiamo gli occhi annebbiati e non vediamo più la meraviglia della vita dell’uomo. Tuttavia per il fatto che i ciechi non vedono, non possiamo concludere che la luce del sole non brilli...non c'è luna che possa brillare senza sole, anche qualora ne ignorasse o peggio negasse l'esistenza.

È qui che capiamo perché sono fondamentali gli artisti, Il poeta Gilbert Keith Chesterton disse: "La dignità dell'artista sta nel suo dovere di tenere vivo il senso della meraviglia del mondo. Il mondo non perirà per mancanza di meraviglie, il mondo perirà per mancanza di meraviglia!"

Per dipingere l'uomo bisogna conoscere l'uomo, un ritratto è il paesaggio dell'anima della persona dipinta. Non si può dipingere un ritratto senza aver amato, senza aver sofferto, senza aver vissuto, sarebbe come scrivere la biografia di un uomo che non abbiamo conosciuto o disegnare la mappa di un luogo che non abbiamo visitato.

Lo sguardo dell'artista deve penetrare tutto, come la pioggia che quando cade vigorosa non risparmia nulla. Da anni cerco la maniera di rappresentare il ritratto e la figura umana in modo da fissarne sulla tela l’essenza spirituale e rendere visibile l’invisibile presenza del divino.

Quando scopriamo la nostra divina somiglianza si aprono per noi le porte del cielo, quelle porte che hanno spinto il povero Jim Morrison a chiamare il suo gruppo "The Doors" in omaggio al poeta William Blake, che scrisse: "Quando le porte della percezione saranno aperte, vedremo l'uomo così com’è: infinito". La vera iconoclastia consiste in tutto ciò che distrugge nell’uomo la divina somiglianza.

Qualche anno fa mi è capitato di leggere un'interessante scritto di Santa Teresa d’Avila, nel quale, la grande mistica spagnola sfida apertamente gli artisti: “L’amore ha impresso nella mia anima un’immagine di te Altissimo, così bella, che nessun pittore, per quanto sapiente, sarebbe capace di rappresentare”. La sfida è grande, vedere in ogni essere umano come luogo d'incontro di corpo e spirito.

Da anni cerco una sintesi tra la modernità e la tradizione, tra i canoni della bellezza classica e le avanguardie della pittura del nostro tempo che mi permetta di portare lo spettatore verso una dimensione più profonda. Per mezzo del disegno e della forma cerco la rappresentazione anatomica dell'uomo e attraverso la pittura astratta ed informale cerco la fisiognomica, i moti dell’animo, il suo mondo interiore.

I volti che dipingo sono trasparenti quasi eterei, cerco un equilibrio tra il nascondere e il rivelare che conferisca al ritratto fragilità e leggerezza. L’evanescenza è il simbolo dell’irraggiungibile, la cifra stilistica dell’eterno.

L’esistenza è costantemente esposta al sacro, ma la facoltà di vedere dell’uomo è drammaticamente in declino. Abbiamo perso lo sguardo contemplativo sul mondo, lo sguardo capace di aprire una finestra sull’eternità e di unire tutto e tutti, di capire l’interdipendenza degli uomini e il loro comune destino; di vedere veramente che tutto è connesso!

Siamo in grado di decifrare in modo microscopico tutto ciò che esiste, siamo in grado di analizzare la composizione chimica, di misurare le proprietà energetiche di ogni cosa ma non siamo più in grado di discernere i nessi che esistono tra le miriadi delle cose create; Senza la luce divina, l’uomo vede l’universo a immagine del proprio decadimento.

Per risollevare l'uomo dalla sua desolata condizione esistenziale è certamente necessario discutere di politica, di economia o ecologia ma è ancora più urgente e indispensabile rivelare all'uomo la verità su se stesso, la sua sacralità e dignità: ogni uomo porta in se l'eternità!

Oriana Fallaci scriveva ancora: “Molte donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato dalla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra.”                                           

L'umanità di tutti i tempi, anche quella di oggi, aspetta di essere illuminata sul proprio cammino e sul proprio destino. Bisogna risvegliare nell'uomo la nostalgia di Dio, di pienezza, di giustizia, di senso e di bellezza. Solo allora avverranno spontaneamente le riforme e i cambiamenti necessari per uscire dalle tante crisi del nostro tempo.

Saint-Expupéry esprime molto bene questo concetto:

"Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito

 Francesco Astiaso Garcia